Ritrovata dopo 80 anni una nave della Seconda Guerra Mondiale che trasportava prigionieri di guerra alleati
La scoperta del Montevideo Maru
Nel luglio del 1942, un sommergibile americano silurò una nave mercantile giapponese, il Montevideo Maru, affondandola in soli 10 minuti. Tragicamente, la nave trasportava oltre 1.000 prigionieri di guerra (POW) alleati, per lo più australiani. Ignari della vera natura della nave, gli americani non avevano idea della catastrofe umana che avevano appena causato.
Per oltre otto decenni, il luogo di riposo finale del Montevideo Maru è rimasto un mistero. Tuttavia, nell’aprile del 2023, i ricercatori subacquei hanno finalmente individuato il relitto al largo delle coste di Luzon, l’isola più grande delle Filippine.
Sforzo collaborativo di ricerca
La scoperta è stata il risultato di uno sforzo collaborativo tra il dipartimento della difesa australiano, l’organizzazione senza scopo di lucro Silentworld Foundation e Fugro, una società olandese specializzata in ricerche subacquee. Utilizzando un veicolo subacqueo autonomo dotato di sonar, i ricercatori hanno individuato il relitto dopo 12 giorni di ricerche.
Significato della scoperta
La scoperta del relitto del Montevideo Maru è significativa per diverse ragioni. Innanzitutto, porta una chiusura alle famiglie delle vittime, che hanno atteso per decenni di conoscere il destino dei loro cari. In secondo luogo, fa luce su un evento tragico che è stato in gran parte dimenticato dalla storia. In terzo luogo, offre l’opportunità di onorare la memoria di coloro che sono morti.
Contesto storico
Al momento del suo affondamento, il Montevideo Maru stava navigando dalla Nuova Guinea, allora territorio australiano, verso l’isola di Hainan, occupata dai giapponesi, nel sud della Cina. La nave trasportava truppe e civili australiani che erano stati catturati dalle forze giapponesi a Rabaul, una città sull’isola della Nuova Britannia.
Dopo aver catturato Rabaul, i giapponesi istituirono un campo per prigionieri di guerra e civili. Nel giugno del 1942, i leader militari giapponesi decisero di iniziare a trasferire i prigionieri in Giappone. Il primo trasporto, che trasportava circa 60 ufficiali australiani e diverse infermiere, arrivò sano e salvo. Tuttavia, il secondo gruppo di trasporto, che comprendeva il Montevideo Maru, fu attaccato dalle forze alleate.
Indagini e conseguenze
Le informazioni sull’incidente rimasero scarse fino alla fine della guerra. Nel settembre del 1945, il maggiore dell’esercito australiano Harold S. Williams si recò a Tokyo per indagare. Mise insieme un elenco di personale disperso da Rabaul e dai fascicoli giapponesi, che gli permise di determinare chi era morto a bordo del Montevideo Maru e di avvisare le loro famiglie. Tuttavia, rimangono dubbi sull’accuratezza o completezza dell’elenco delle vittime.
Eredità della tragedia
L’affondamento del Montevideo Maru rimane il peggior disastro marittimo dell’Australia. Nel 2009, i familiari dei defunti formarono la Rabaul and Montevideo Maru Society e iniziarono a chiedere al governo australiano di cercare la nave. Tre anni dopo, la società installò un monumento a Canberra per commemorare il 70esimo anniversario della tragedia. Anche gli Archivi nazionali australiani (NAA) hanno creato un sito web interattivo che consente agli utenti di cercare nell’elenco delle vittime e di esplorare i documenti d’archivio.
Per Cathy Parry-McLennan, il cui nonno Arthur Parry era a bordo del Montevideo Maru quando affondò, la scoperta del relitto è fonte di grande conforto. “Ricordo solo che mio padre mi ha detto per anni che non sapevano cosa gli fosse successo”, ha detto. “Ora finalmente abbiamo una chiusura”.
Sforzi in corso
La scoperta del relitto del Montevideo Maru è una testimonianza del potere duraturo della speranza e dell’importanza di ricordare coloro che sono stati perduti. I funzionari prevedono di lasciare tutti i resti umani e i manufatti con il relitto, per rispetto dei morti e delle loro famiglie. Tuttavia, sono in corso sforzi per identificare e onorare le vittime di questo tragico evento.