L’invenzione dell’alfabeto: un paradosso della storia
Il mistero di Serabit el-Khadim
Nella remota penisola del Sinai, su un altopiano spazzato dal vento chiamato Serabit el-Khadim, si nasconde un paradosso di proporzioni storiche. Più di 4.000 anni fa, sulle pareti di un’antica miniera, un enigmatico gruppo incise i primissimi tentativi di un concetto rivoluzionario: l’alfabeto.
Geroglifici e la nascita di un’idea
Secoli prima che Mosè vagasse per il Sinai, le spedizioni egizie si avventurarono in questa regione ricca di minerali alla ricerca di turchesi. Nel cuore di questa attività c’era un tempio dedicato alla dea Hathor, le cui pareti erano adornate con intricati geroglifici.
Fu tra questi geroglifici che un gruppo di minatori cananei, attratti dai lucrosi giacimenti di turchese, assistette al potere della comunicazione scritta. Ispirati dai simboli pittorici, iniziarono a trasformarli in un sistema più semplice e versatile, capace di rappresentare i suoni della loro lingua.
Minatori cananei: gli inventori sconosciuti
Tradizionalmente, gli studiosi credevano che l’alfabeto fosse stato creato da scribi altamente istruiti. Tuttavia, recenti ricerche dell’egittologa Orly Goldwasser mettono in discussione questa nozione. Lei suggerisce che in realtà furono minatori cananei analfabeti, incapaci di decifrare i geroglifici, a realizzare questa svolta innovativa.
Rituali religiosi e l’impulso a comunicare
Dopo una giornata di lavoro, i minatori cananei si riunivano nel complesso del tempio di Hathor. Assistendo ai rituali religiosi e agli innumerevoli geroglifici usati per onorare la dea, furono ispirati a creare le proprie invocazioni scritte.
Senza i vincoli dell’educazione formale, idearono un alfabeto che era pratico, efficiente e accessibile a tutti. Questo alfabeto, derivato dalla loro lingua semitica, sarebbe alla fine diventato il fondamento dei nostri moderni sistemi di scrittura.
La diffusione dell’alfabeto
Per secoli, l’alfabeto rimase confinato alla periferia culturale del Mediterraneo, apparendo solo su oggetti come pugnali e ceramiche. Tuttavia, intorno al 1200 a.C., in seguito ai sconvolgimenti politici del collasso dell’età del bronzo, l’alfabeto iniziò a fiorire.
Con l’ascesa di piccole città-stato in Canaan, gli alfabeti semitici derivati dalle miniere del Sinai acquisirono un uso diffuso. I commercianti cananei trasportavano l’alfabeto insieme alle loro merci, diffondendolo dalla Turchia alla Spagna.
L’eredità fenicia
Nel tempo, l’alfabeto cananeo si evolse nell’alfabeto fenicio, che divenne la base degli alfabeti greco e romano. Questi alfabeti, a loro volta, diedero origine alla maggior parte delle scritture utilizzate oggi nel mondo.
Il paradosso dell’alfabetizzazione e dell’analfabetismo
L’invenzione dell’alfabeto da parte di minatori cananei analfabeti presenta un paradosso affascinante. Una delle creazioni intellettuali più profonde della civiltà non nacque da un’élite istruita, ma da lavoratori che erano tipicamente esclusi dal mondo scritto.
Il potere duraturo dei pittogrammi
Goldwasser sostiene che lo stretto legame tra pittogrammi e testo rimane evidente anche nella nostra epoca moderna. L’uso di emoji nella comunicazione digitale dimostra la nostra continua dipendenza dai simboli visivi per trasmettere significato. Proprio come i minatori cananei si ispirarono ai geroglifici, anche noi cerchiamo di incorporare immagini nel nostro linguaggio scritto.
L’eredità dell’alfabeto
L’alfabeto ha rivoluzionato la comunicazione umana e la diffusione della conoscenza. Dagli antichi egizi al mondo moderno, ci ha permesso di registrare la nostra storia, condividere le nostre idee e connetterci attraverso grandi distanze.
L’invenzione dell’alfabeto, nata da un paradosso di alfabetizzazione e analfabetismo, è una testimonianza della capacità dello spirito umano di innovare e trascendere i limiti del suo tempo. La sua eredità duratura continua a plasmare il nostro mondo oggi.