Home ScienzaRicerca biomedica Lo scandalo delle immagini ritoccate scuote l’Istituto oncologico di Harvard

Lo scandalo delle immagini ritoccate scuote l’Istituto oncologico di Harvard

by Peter

L’Istituto per il cancro di Harvard ritratta e corregge studi a seguito di accuse di Photoshop

Accuse di manipolazione di immagini

Il biologo britannico Sholto David ha accusato ricercatori del prestigioso Dana-Farber Cancer Institute (DFCI), affiliato alla Harvard Medical School, di manipolare immagini e dati nei loro studi pubblicati. Le accuse di David, pubblicate sul blog indipendente For Better Science, includono esempi di bande proteiche, grafici di dati e risultati PCR che, secondo lui, sono stati alterati utilizzando il copia e incolla o il software Photoshop.

Revisione interna e ritrattazioni

In seguito alle affermazioni di David, il DFCI ha avviato una revisione interna delle ricerche in questione. Di conseguenza, l’istituto ha annunciato che ritratterà almeno sei studi e ne correggerà altri 31. Gli studi interessati sono stati pubblicati su importanti riviste mediche e biologiche come Molecular and Cellular Biology, Clinical Cancer Research e Blood.

Scienziati senior coinvolti

Molti degli studi esaminati sono stati pubblicati da importanti scienziati del DFCI, tra cui la presidente e CEO Laurie Glimcher, il direttore operativo William Hahn e i ricercatori senior Irene Ghobrial e Kenneth Anderson. Le accuse hanno sollevato preoccupazioni sul processo di revisione interna dell’istituto e sull’integrità delle sue ricerche.

Rilevamento dell’intelligenza artificiale

David ha utilizzato sia l’occhio nudo che un software di intelligenza artificiale chiamato ImageTwin per rilevare la presunta manipolazione delle immagini. Il software è progettato per identificare somiglianze e discrepanze nelle immagini, aiutando a scoprire potenziali alterazioni.

Esame esterno

Le accuse contro il DFCI hanno attirato notevole attenzione da parte della comunità scientifica e dei media. Il New York Times, il Wall Street Journal e l’Harvard Crimson hanno tutti riportato la notizia, sottolineando le implicazioni per l’integrità della ricerca.

Risposte dei ricercatori

Alcuni ricercatori hanno risposto rapidamente alle accuse. Hahn e Ghobrial hanno inviato immagini corrette alle riviste per gli studi menzionati da David. Altri hanno difeso l’integrità delle loro ricerche, sottolineando la complessità dei dati scientifici e la possibilità di errori involontari.

Condotta scientifica e le sue conseguenze

Le accuse contro il DFCI sollevano importanti interrogativi sulla cattiva condotta scientifica. Gli esperti in integrità della ricerca hanno sottolineato che la presenza di discrepanze nelle immagini non indica necessariamente l’intenzione di ingannare. Tuttavia, è necessaria un’indagine approfondita per determinare se si è verificato un illecito.

La cattiva condotta scientifica può avere gravi conseguenze, tra cui ritrattazioni, perdita di reputazione e danni alla credibilità della comunità scientifica. È fondamentale che i ricercatori mantengano standard etici e garantiscano l’accuratezza e l’integrità del loro lavoro.

L’importanza dei denuncianti

Il ruolo di David come whistleblower ha svolto un ruolo significativo nel portare alla luce queste accuse. I denuncianti spesso affrontano sfide e rischi quando denunciano irregolarità, ma le loro azioni possono contribuire a proteggere l’integrità della ricerca e la fiducia del pubblico nella scienza.

Lezioni apprese e passi successivi

Le accuse contro il DFCI hanno suscitato richieste di una revisione approfondita delle pratiche di ricerca dell’istituto. Gli esperti sottolineano la necessità di processi di revisione interna solidi e meccanismi efficaci per rilevare e affrontare potenziali illeciti.

Anche la comunità scientifica deve lavorare insieme per promuovere una cultura di integrità nella ricerca, in cui i ricercatori siano incoraggiati a segnalare preoccupazioni e in cui i denuncianti siano protetti. Promuovendo un ambiente di ricerca trasparente ed etico, possiamo contribuire a garantire l’affidabilità e la credibilità della conoscenza scientifica.

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